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al testo di Ivan Pozzoni
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Su una famiglia borghese dell’onorata società è capitata, tra capo e collo, una sorprendente eredità, una vecchia zia di cui tutti, incluso me, di nascosto, tifavano la morte decedendo ha lasciato ai suoi nipoti danari, appartamenti e gioielli in cassaforte, e i nipoti, intelligentemente, lontanissimi dal mettersi a brindare hanno iniziato a litigare.
Scattano i nipoti con le chiavi dell’appartamento che han l’idea di recuperare i gioielli con un record degno di Mennea, senza tenere in considerazione l’insignificante circostanza d’aver agito senza avvertire notaio e intera cuginanza.
Reagisce infervorata la moglie del cromatore di Carate, impegnato a saldare il suo bancarottame a rate: è un ladro chi si fotte tre cucchiai è un santo chi non liquida il t.f.r. ai suoi operai.
Risponde, fiero, il fratello dei novelli Arsenii, i miei fratelli hanno lasciato i libretti degli assegni, e tutti, indignati, si trincerano dietro all’ostruzione nel decidere che appartamento ciascuno avrà in assegnazione.
I cugini del Veneto, abituati all’altipiano, desiderano a tutti i costi i cinque appartamenti di Bassano; i cugini di Monza non ci stanno: si mostran timorosi che le case brianzole affittate nascondano morosi.
Come andrà a finire? Iniziano negoziati vis a vis degni del trattato di Cateau-Cambrésis, tutti reclamano scippi e tessono inghippi come se si trovassero ospiti da Maria De Filippi.
L’unica sfortuna nera è la situazione mia, mia madre, nipote come tutti, vacca malora, non sì è ancora accorta della morte della zia!
[Cherchez la troika, 2016] |
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